18 marzo 2004

Susan, Beth, and Mel.




L'aeroporto Sandro Pertini di Caselle (Torino) abbiamo già avuto modo di celebrarlo con tutte le sue lacune: un'edicola, un bar, un ristorante, una cappella cristiana, un self service dai prezzi inavvicinabili (ma con vista panoramica su hangar e piste), vecchi cartelloni pubblicitari (ogni volta spero di scorgere in qualche angolo remoto, un po' ingiallito dalla luce dei faretti, l'annuncio trionfalistico Novità 1979: Fiat Ritmo, con una bella 65 CL azzurra immortalata di tre quarti. Ahimé, nessuna traccia).

Ma Caselle non è solo un crocevia di polverosi dirigenti Fiat o vecchi guaglioni che tornano dal paese con il trolley della Esso stipato di scamorze. Qua fuori ci sono le Alpi.

Il comprensorio sciistico della Via Lattea (peggior rapporto prezzo skipass / qualità delle seggiovie, secondo Standards & Poor) ha cominciato ad accogliere cittadini del Regno Unito all'inizio degli anni '90. Il rapporto si è consolidato a tal punto che nella stagione invernale atterrano ogni giorno fino a 4 charter, carichi di simpatici burloni d'oltremanica che rendono l'aeromobile non dissimile dalla valigia di scamorze del nostro paisà.

Sbarcano e caricano i loro bagagli (tavole, sci, scarponi, giacche, borse, casse di birra) su pullmann diretti principalmente a Sauze e Sansicario.

Appena giunti in albergo mettono le loro birre in fresco dentro ai bidet, di cui ignorano la funzione primaria (Nice! A fu**ing cool place for our beer!, sentenzierà entusiasta Susan appoggiando una mano sul grosso stomaco del fidanzato John), quindi escono ad ubriacarsi.

Di ritorno dai pub spesso regalano momenti di grande ilarità sfasciando finestrini di auto posteggiate e urinando contro le vetrine dei negozi. Il mattino seguente, smaltito il grosso della sbornia, sfrecceranno sulle piste ignorando le regole della precedenza, tagliando accuratamente le code agli impianti e bevendo litri di birra ai rifugi.

Ovviamente, non avendo in patria un rilievo superiore ai 100 msl, sciano poco meglio di un etiope e costruiscono pupazzi di neve ogni litro di birra ingerito (Nice! A fu**ing cool snow puppet!, gioirà educatamente Beth appoggiando una mano sul grosso stomaco del fidanzato Paul).

Lasceranno la camera d’albergo solo dopo aver distrutto tra mille risate, piatti, porte e suppellettili e aver dormito in corridoi e garage. Rimarrà intonsa la doccia, di cui ignorano la funzione primaria (Nice! It’s like when it rains in Manchester!, dirà meravigliata Melanie appoggiando una mano sul grosso stomaco del fidanzato Tom).

E rieccoli, mentre ritiro i miei biglietti aerei, blandamente abbronzati, chi sdraiato sul proprio snowboard con una lattina di Moretti accanto, chi ancora abbastanza in forze per ridere a gran voce ricordando aneddoti di amici arrestati dai bobbies per ubriachezza, chi intento in improvvisate gare di rutti.

Mentre rivaluto l’aeroporto di Torino che ogni anno compie il miracolo di rimpatriare questi scherzosi ragazzoni con la loro carica di gioiosa spensieratezza, giungo mestamente alla conclusione che l’ultimo atto di civiltà compiuto scientemente dal popolo inglese è stato l’invenzione della democrazia rappresentativa. Signori, poco dopo Cromwell.

Ma ho una speranza nel cuore: la statistica degli incidenti dell’aeronautica civile. Salite, miei cari, salite sui vostri aeromobili a basso costo, diretti verso piste d’atterraggio invase di nebbia e brina. Accomodatevi su pulciose poltrone sbriciolando patatine e ingollando birra tiepida. Chissà, un radar difettoso, un colpo di sonno del pilota, una tragica fatalità… non poniamo limiti alla Provvidenza…

02 marzo 2004

Londra.

L'albergo costa 300 sterline a notte. Il controvalore in lire era il premio del Signor Bonaventura. Il pavimento dell'ascensore è in marmo. Utile, penso: se tiro le cuoia qui dentro ho già la lapide pronta. Nei corridoi non si sente un rumore. Nel wine bar accanto alla hall, uomini giapponesi assaggiano annoiati vino californiano. L'accesso a Internet costa 9 sterline all'ora. L'ingordigia non ha limiti.

La camera fa schifo. Per 300 sterline, forse, si può avere di più. Che so?, un mese di affitto in centro. Ha un bagno minuscolo, senza finestra, senza bidet. Solo i francesi e i profughi del Burkina Faso sono più sporchi degli inglesi. Non andrei con una donna inglese per paura della sporcizia e per quell’orrendo accento con cui potrebbe sussurrarmi nell’orecchio Oh my darling, I’m cuming!. Rovinerebbe tutto. Con una francese sì, ma se di sinistra, ben vestita, curata, chic e acutamente intellettuale. Difficile nel breve termine.

Intermezzo. L’ultima francese in grado di togliere il fiato – siamo nell’anno del Signore 1965 – è Mylene Demongeot (vedi foto), allora poco più che trentenne, sensuale, irresistibile, presente nei film della serie Fantomas con Luis De Funes. Credo che bellissima lo sia rimasta abbastanza a lungo, ma questa testimonianza conferma ancora che una volta che 34 anni è l’età in cui le donne raggiungono l’apice della propria bellezza, ancora vicine alla grazia giovanile e relativamente lontane dagli effetti della senescenza. Experience makes the difference.



Il frigobar della camera è a controllo automatico, dice il cartello: spostamenti minimi anche involontari degli alimenti in esso contenuti provocano l'addebito immediato sul conto della camera. Una Perrier costa 5 sterline. Quando passo davanti al frigobar trattengo il respiro ed evito pure di guardarlo, per il timore di vedermi addebitata una confezione di biscottini da 19 sterline.

Non oso pensare ai costi dei servizi in camera un po’ più particolari. Non c’è manager giapponese che torni a casa senza aver elargito una grossa somma a una professionista europea, la quale dopo potrà deriderlo insieme alle amiche per le ridotte dimensioni del suo pene.
In Olanda, l’esercizio della prostituzione è regolato da una legge del 2001 che equipara le sex workers a lavoratori autonomi. Nonostante ciò, il fisco ha incontrato notevoli difficoltà ad applicare il prelievo fiscale.

Scendo nella hall. In un angolo un po’ ritirato si svolge una scenetta interessante: un tecnico, guardato a vista da una splendida concierge mulatta, sta riparando un condizionatore.

Lui lavora, tenendosi in equilibrio nel tentativo di serrare una vite scomoda. Lei lo guarda, con le mani sui fianchi. Ha uno sguardo sereno. Ha una bella camicia azzurra con il logo dell’hotel e l’immancabile cartellino con il nome. Mi avvicino, prendo posto su un divano a poca distanza. Un punto d’osservazione privilegiato. Sotto l’uniforme gentile, il corpo appare scultoreo. Il tecnico accende il condizionatore. Un vento fresco investe con leggerezza le due persone. Vedo la concierge rabbrividire impercettibilmente e sorridere imbarazzata. Il freddo fa indurire i suoi capezzoli. Il tecnico finisce di rimontare il pannello frontale dello split senza nulla dire. Aveva un posto in prima fila e si è perso lo spettacolo. È difficile perdonare certi uomini.

Non resta che uscire, imboccare qualche strada. Ho una paura fottuta di attraversare la strada guardando dalla parte sbagliata. E passare il resto della serata in qualche corsia d’ospedale fuori Londra dove qualche dottore pakistano chiede Your credit card number please sir.

Fuori da un pub, due grossi uomini di colore si stanno rollando una canna con naturalezza invidiabile. Ridacchiano, capisco solo fuck. Hanno un accento orribile. Contrariamente a quanto molti pensano, la vendita di sostanze stupefacenti in Olanda è illegale ma tollerata all’interno dei coffee shop. I gestori dei coffee shop sono comunque costretti a rifornirsi illegalmente presso pusher locali.

Rientro, e chiedo alla reception un adattatore per spine elettriche europee. Vogliono una cauzione di 15 sterline.

Dio stramaledica gli inglesi.