31 dicembre 2004

Buoni propositi.



Siamo agli sgoccioli.

Ogni bilancio di questo 2004 sarebbe inutile, parziale e incompleto.

E allora, si impone l'usuale lista dei buoni propositi per il 2005, tassativamente da NON mantenere.
  1. Rispettare TUTTI i semafori
  2. Smettere di guardare le televendite e le pubblicità di Aiazzone
  3. Più Françoise Truffaut, meno Joe Dante
  4. Fare sport, o almeno dire di farlo
  5. Sostituire le cinghie delle tapparelle (è un problema mio, lo so)
  6. Non è in atto alcun complotto governativo
  7. Imparare a cucinare qualcosa di nuovo
  8. E infine, no, il presidente degli Stati Uniti non ha avuto alcun incontro con una delegazione di alieni nel 1946.

Molti ospiti, molte canaglie.

29 dicembre 2004

Fuori luogo.



Da tempo mi rode un tarlo: perché sulle confezioni di preservativi è riportata la scritta:

"Tenere in luogo fresco e asciutto"

quando l'unica speranza relativa a questo prodotto è ottenere l'esatto contrario?


Averepaure.



Giovanni Fiorentini, Claustrofobia, tecnica mista su tela.

Ieri sera mi sono concesso un trattamento estetico -- in mancanza di un miracolo -- e ho avuto la conferma definitiva: soffro di claustrofobia.

Chiuso in una angusta stanzetta, alla mercé di un misterioso macchinario luminescente, ho accusato inequivocabili sintomi di disagio: ansia, sudorazione, tachicardia. Col dito pronto a premere STOP, ho aspettato da eroe la fine della passione.

Considerando che:

  • soffro di vertigini già dal terzo piano;
  • soffro di agorafobia;
  • devo lavarmi spesso le mani;
  • mi innervosisco nel traffico;
  • temo l'imminente fine del mondo;

forse è tempo che chieda a Woody Allen il nome del suo dottore.

23 dicembre 2004

Pensierino natalizio.


Il libro decimo dell'Odissea ci racconta dell'incontro di Ulisse con la Maga Circe la quale, con un filtro magico, trasformò in porci l'eroe e i suoi compagni.

Se un giorno entrassi nel palazzo della Maga, le negherei il piacere di provare ancora i suoi artifici: con me, ogni ulteriore trasformazione sarebbe impossibile.

Oink.


16 dicembre 2004

Sulla poesia.



Denis Diderot sosteneva che la poesia deve avere in sé qualcosa di barbarico, vasto e selvaggio.

Per quanto mi riguarda vorrei dichiarare che questo qualcosa è la capacità di vergognarsi di se stessi. Per questo, ho da tempo rassegnato le mie dimissioni da ogni forma d'arte.

Devo solo ricucire i pezzi del mio animo, poi sarò nuovamente un uomo presentabile, e apparentemente virtuoso.

14 dicembre 2004

Gli occhi degli altri.

Ricevo, e volentieri pubblico, qualche intrigante e competente commento alle mie fotografie.
Mi affascina sempre scoprire le differenze tra l'intenzione del mio sguardo e quanto lo sguardo degli altri vede nel mio.
Un grazie all'animo sensibile dell'amico GZ.

settimo_02
02
la pace chiusa da un cancello
05
koala stanco ovvero casa diroccata
07
sosta notturna con freccia bianca per terra
13
alberi smagriti in campo di concentramento

san_mauro_01
scheletro di 1 passaggio nella foresta fluviale

walking in milan
milano_st_0024
incosciente attesa seduto in realtà virtuale

milano_st_0012
instabilità spaziale

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i 2 commerci, solitudine e passaggio anonimo in rosso

milano_st_0047
solitudine e inseguimento del desiderio

milano_st_0054
mutilazione di automi per il lusso

07 dicembre 2004

Se il buon giorno si vede dal mattino.



Stamattina stavo facendo colazione (caffè nero non equosolidale, biscotti e succo d'arancia Zuegg) mentre Rete4 trasmetteva un programma sulla salute.
La scena era questa: il professore di turno, in camice bianco e calvizie d'ordinanza, cercava di spiegare non so quali problemi legati alla tiroide.
Ad accompagnarlo nell'arduo compito, uno sconosciuto presentatore con pesante inflessione romana ("A professo', e mo' che je dimo ar pubbrico de 'sta tiroide? Possen star tranquilli?") e una valletta, apparentemente muta.
Per rendere il quadro più credibile, al dottore era stata affidata anche una paziente su cui mostrare le zone del corpo interessate: la ragazza, in posizione clinica (ovvero sdraiata su apposito lettino), era vestita di un microscopico due pezzi da spiaggia, direi corredato di V-string.
Chiome biondo platino, fisico da p o r n o star, una quarta abbondante resa imbarazzante dalla temperatura presumibilmente fresca dello studio, se ne stava in posa abbozzando sorrisi e guardando in macchina, mentre l'anziano professore farfugliava di sistemi linfatici e ormoni T2 con l'occhio che scappava di frequente verso quell'invitante e morbido decolletée.
Il presentatore, compreso nel proprio ruolo, ammiccava compiacente e compiaciuto.
Pubblico mattiniero in deliquio, share in miglioramento, sponsor sorridenti e generosi.
Dopo un paio di minuti era migliorato anche il mio umore. Volete mettere con la cruda realtà della Finanziaria o del conflitto in Medio Oriente?


02 dicembre 2004

Dopo la grande OUVERTURE


Gli ultimi, febbrili minuti prima dell'inaugurazione di OUVERTURE sono serviti per completare l'allestimento , curato con semplicità ed efficienza dal vate che, forbici e nastro adesivo in tasca, saltava su e giù dalla scala come uno stambecco del Gran Paradiso.

All'arrivo dei primi ospiti mi sono sentito emozionato come alla recita di Natale delle elementari. Anzi: di più, considerando che ho fatto l'asinello per cinque anni di fila.

"Colgo qualcosa di neotopografico", ha suggerito un IAFiner di manica larga, guardando le mie ciba. Aspettavo la consegna del Gongolo da un momento all'altro. Perché ad appendere ad un muro e mostrare una propria opera, un lavoro di cui, nel bene e nel male, si è artefici, fa salire quel po' di vanità e di immodestia cui siamo invece costretti a rinunciare nella vita di tutti i giorni, sovente fatta di riti, abitudini, e doveri.

Al di là del narcisistico piacere, la soddifsazione collettiva era tangibile, palpabile. Un po' di sincera ammirazione nei visitatori era percepibile. Le tartine e il prosecco erano piacevoli.

Era passata la mezzanotte quando, con gli ultimi, ho lasciato il Soundtown. Ubriachi di parole e di immagini più che di alcool. E di fronte a tanta grazia, a tanta buona sorte, in mezzo a questa notte torinese molto Cahiers du Cinéma, non ho potuto esimermi dal domandarmi: "Che cosa si potrebbe desiderare di più?"

Fuori, in corso Vittorio, il consueto spettacolo notturno che mi ha riportato indietro ai tempi in cui vivevo a un metro dai Murazzi: sirene, pantere che sgommano, palette fuori dai finestrini.

Ecco. Anche l'ultimo desiderio, espresso a voce bassa, è stato esaudito.

Photo: courtesy of G.Z.