11 maggio 2006

Non c'è (più) pericolo.

Chi ha i miei anni (meglio se qualcuno in più) e un po' di curiosità, è in genere edotto su quella corrente di pensiero e di azione, sviluppatasi nell'Europa occidentale dopo Yalta, volta ad impedire un'influenza della sinistra, allora di stampo sovietico, nei Governi di quei Paesi che avevano goduto dell'appoggio americano nella liberazione dal nazifascismo. Quasta serie di attività si prefiggevano la cosiddetta consuetudo ad excludendum, ovvero l'accordo non scitto secondo il quale i partiti comunisti dovevano essere esclusi dalle forme di potere istituzionale. Con il benestare e le risorse degli USA, in quasi tutti i Paesi europei (Italia, Francia, Danimarca ecc.) nacquero organizzazioni, strutture e gruppi con lo scopo di scongiurare l'influenza sovietica nei Governi e nelle amministrazioni facenti parti del Patto Atlantico. Stay behind, stai indietro. Laddove un'influenza preventiva non fosse risultata sufficiente, dette strutture erano in grado di operare in senso anticomunista allo scopo di riportare l'ordine stabilito dai patti di Yalta, anche con interventi di tipo militare.
Chi ha vissuto e votato diciamo prima del 1989, sa per certo che una vittoria elettorale del PCI non sarebbe stata possibile e comunque avrebbe innescato una reazione probabilmente non indifferente da parte degli alleati.
Poi la storia ha fatto il suo corso (e questo non è un blog di storia): in Cani neri, Ian McEwan ci racconta la caduta del muro di Berlino e la fine delle ideologie come la fine di un male interiore. Ma anche la fine della tensione derivante dai delicati equilibri tra patto Atlantico e di Varsavia, e relative sfere di influenza. Ricordo come se fosse ieri quando Cossiga rivelò l'esistenza di una struttura quiescente che per quarant'anni è stata pronta ad intervenire, soprattutto nelle zone di confine come il Veneto e la Sicilia, per contrastare una minaccia comunista: avevo 15 anni e lessi e rilessi non so quante volte quel numero di Avvenimenti dedicato a Gladio.
La fine della tensione, delle ideologie, lo spostamento di alcuni equilibri (già nel 1997 ero convinto che l'asse degli equilibri si sarebbe spostato presto da NATO-Varsavia a Occidente-islamismo), il termine di quella consuetudo che ha tenuto dirigenti comunisti lontani da strutture di governo dal dopoguerra alla fine degli anni Ottanta.
Non c'è più pericolo. Un comunista alla presidenza della Camera, un ex comunista alla presidenza della Repubblica. Siamo fuori pericolo. Non sentiremo i cingoli dei tank sovietici entrare in Trieste né le fregate USA avvicinarsi alla costa siciliana. Ci sono altri pericoli da affrontare, ma non questo.

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