29 settembre 2016

Amplificatore integrato Cambridge Audio A1.

Mentre il mio Luxman LV-11 è in assistenza per un nuovo intervento di disossidazione (sempre che non si sia rotto qualche componente), nella pausa estiva ho cercato di riaggiornarmi un po' sui trend del budget (o entry level) Hi-Fi.
Da tempo coltivavo il mito del NAD3020, integrato di scuola inglese che è diventato un riferimento nell'Hi-Fi low end. La sua fama ha fatto sì che, nonostante la vetustà, le sue quotazioni nell'usato siano ancora abbastanza alte.

Dopo qualche lettura (ormai ho una certa dimestichezza ad uscire illeso dalle feroci battaglie dei forum) mi sono orientato su un Cambridge Audio A1, semplice e pulito integrato di suola inglese che, soprattutto nella sua versione Special Edition, è riconosciuto sovente come l'unico erede del NAD3020.

Le ricerche su ebay sono state fruttuose e relativamente brevi. Ovviamente, trattandosi più di uno sfizio che di una necessità, ero alla ricerca di un'occasione a poco prezzo.
Ho trovato un esemplare in UK (la maggior parte sono in quel mercato) abbastanza ben messo di estetica, a parte qualche graffio; il venditore assicurava il corretto funzionamento. E' la versione 3, la più recente e valida, ma purtroppo non la Special Edition abbastanza difficile da trovare; peccato, perché ha componenti più pregiati, come il trasformatore toroidale.
Difetto noto e comunicato: la mancanza di uno dei connettori/terminali per un canale dei diffusori.
Considerando il prezzo mite, l'ho acquistato senza troppe remore.
Ecco come si presenta dopo l'unboxing.

Chassis e pannello frontale tutto sommato in ordine; tutti i potenziometri e pulsanti al loro posto. Bellissime le manopole ellittiche.



L'interno è pulito, ordinato ed essenziale. All'apertura ho notato due cose: un connettore scollegato dalla board, subito ricollegato,


Ed ecco il difetto. Manca un terminale per collegare uno dei cavi degli speaker.
La cosa stupefacente di Cambridge Audio è che ho aperto un ticket su un amplificatore fuori produzione da anni e comprato usato, ed ho ricevuto subito assistenza.



Come si vede dalla foto, i 4 connettori non sono componenti individuali avvitati ad un pannello ma un unico elemento in plastica a cui sono collegati i 4 terminali. Alla fine mi hanno consigliato di compare semplicemente un connettore da pannello femmina a vite.


Detto fatto. Con 80 cent ho risolto il problema.


Sto usando questo amplificatore integrato sia con le mitiche Grundig Mini Box che con le mie vecchie Acoustic Research Red-Box II appena riconate.

Il piccolo A1 mantiene tutte le promesse e soddisfa le aspettative create nelle letture su forum specializzati. Intanto perché funziona perfettamente, senza alcun rumore o fruscio da ossidazione. Ha un numero più che sufficiente di ingressi. Non ha l'uscita cuffie ma non ne sento la mancanza (mai usate in un amplificatore). L'unica mancanza che ho un po' sentito è una sola uscita speaker che costringe a uno switch fisico dei diffusori (se si hanno 2 coppie).
E' in grado di pilotare senza alcuna difficoltà entrambi i diffusori Grundig e AR (diversissimi tra di loro) e mostra più potenza effettiva dei 30 watt specificati. Ha un suono sempre dolcissimo, molto dettagliato e limpido; rispetto al mio Luxman, non eccelle nelle basse frequenze ma nella musicalità e nell'incredibile dettaglio della riproduzione di ogni genere, dal jazz al pop al rock, consentendo di apprezzare le sfumature di tutti gli strumenti e le caratteristiche delle voci. Ne sono contentissimo.

12 settembre 2016

Grundig Super HiFi Mini-Box 230.

Affascinato e stupito da oltre 15 anni da una coppia di diffusori Grundig Mini-Box 50, prodotti dell'età aurea di Grundig (1977-79), sono riuscito ad acquistarne una coppia su ebay ad un prezzo vantaggioso. Questi piccoli diffusori tedeschi negli ultimi anni sono stati oggetto di una riscoperta da parte degli audiofili alla ricerca di cose originali e di entry level Hi-Fi, tanto che sono nati forum e sezioni di forum dedicati, dove entusiasti ed esperti hanno scritto le lodi di questi piccoli componenti.

Nelle foto dell'inserzione (sotto) si capisce che lo stato generale è buono anche se: manca un logo frontale, sono state aggiunte staffe a viti, ed una coppia di cavi sono stati tagliati (la morsettiera è un banale mammuth da elettricisti).




Gli altoparlanti sono arrivati in pochi giorni, ben imballati. 


Il timore è che un paio di piccoli speaker vecchi di quasi 30 anni abbiano problemi e malfunzionamenti. Uno dei più comuni è la distruzione della schiuma di sospensione dei woofer o midrange.



Invece, una volta estratta la griglia frontale, si vede che i due altoparlanti sono ancora in ottimo stato. Come noto, la griglia è tenuta insieme al cabinet con uno spesso strato di colla che ha anche la funzione di eliminare le vibrazioni: nonostante l'età, la colla è ancora adesiva e morbida, e può essere utilizzata senza problemi per riposizionare la griglia.

Prove di ascolto.
Ho collegato gli altoparlanti a due amplificatori integrati:
- Un amplificatore digitale in classe T Lepai 2020A, una economica implementazione del Tripath 2020

- Un Cambridge Audio A1 (di cui scriverò).

Le sorgenti sono un lettore CD Yamaha Natural Sound degli anni 90 e un Apple iPod classic 5th generation (in genere cerco sempre file rippati a 320 da CD o FLAC).
Non scenderò in dettagli o infinite perifrasi (anche perché non ritengo di avere le competenze tecniche che molti millantano); posso dire che anche questi piccoli altoparlanti si sono dimostrati all'altezza delle mie aspettative maturate ascoltando, occasionalmente ma da anni, un modello simile e, soprattutto, delle opinioni generalmente entusiastiche che si leggono sui forum dedicate. Non griderò al miracolo, ma trovo comunque sorprendente e straordinaria la gamma dinamica, la presenza, la definizione e anche la ricchezza di bassi che i Mini-Box riescono ad esprimere.
Collegati al mio piccolo T-Amp danno risultati molto buoni ma con i limiti di un piccolo amplificatore che eroga 10 W per canale (non credete alle scritte!).
Ma insieme glorioso Cambridge Audio A1, grazie ai suoi generosi 25 W per canale), i minuscoli Mini-Box diventano superbi, con una presenza eccellente e bassi profondi che però non mettono mai in ombra la musicalità e soprattutto la definizione del suono. Dal pop di Ed Sheeran (quindi suoni moderni e arrangiamenti super curati) al Jazz di Chet Baker si gode ogni dettaglio e sfumatura.
Davvero un acquisto azzeccato e la prova che, con un po' di attenzione, l'Hi-Fi si può fare con poco.

06 settembre 2016

Mai avere paura: Vita di un legionario non pentito


Desideroso da tempo di approfondire la mia conoscenza della Legione Straniera con un testo serio ed affidabile, ho acquistato il pluri recensito libro di Danilo Pagliaro che, nella Legione, ha trascorso 20 anni della sua vita, arruolandosi già in età adulta.
Trovate sinossi e recensioni un po' ovunque, per cui mi qui scrivo un paio di considerazioni. 
Il libro, che pure ho letto con piacere, è un po' un'occasione persa. Mi spiego. Fatto 100 i contenuti del libro, diciamo che un buon 70 è occupato da due categorie di messaggi:
  1. aneddotica varia ed eventuale, narrata nemmeno in maniera troppo convincente, di vita vissuta più in camerata che in missione: burle, frizzi, dimostrazioni di stima ed amicizia, lezioni esemplari ecc. Che, a raccontarle a terzi, non rendono sempre benissimo.
  2. disanima ed esaltazione dei veri e soli valori fondanti della Legione e delle vere motivazioni che spingono gli uomini veri ad arruolarsi, a resistere e a fare carriera; giustissimo trasmettere ai lettori un messaggio vero ed onesto, ma alla decima volta che leggi "Le cose sono così, tutto il resto sono chiacchiere scritte da rammolliti che si nascondono dietro un computer", il rischio della retorica fine a sé stessa è alto.
Non c'è nulla di male, davvero, a voler convincere il lettore che la Legione è fatta di valori, disciplina, sacrificio, senso del dovere, coraggio; ma, come lettore, mi aspettavo descrizioni più approfondite e dettagliate su addestramento, tecniche, dotazioni, missioni, obiettivi, scontri. Informazioni a cui gli autori, invero, hanno deciso di dedicare uno spazio abbastanza ridotto. L'unica fase raccontata compiutamente è l'arruolamento; una narrazione strumentale che, nell'effettivo marasma di bugie, approssimazioni, cialtronerie e bufale che girano sui forum, è un apprezzabile tentativo di fare chiarezza sulle vere regole e procedure di arruolamento nella Legione.
Molti lettori troveranno interessante le considerazioni su  come è evoluta (peggiorata, dice l'Autore) la Legione negli ultimi anni: rilassamento della disciplina e delle "regole non scritte", eccessiva apertura nei confronti dell'Islam, timore reverenziale nei confronti dei media sempre più critici nei confronti dei metodi di addestramento. 
In sostanza, l'autore si congeda con orgoglio per quel che ha fatto come legionario (di cui però ci racconta poco), con nostalgia della Legione di una volta e di sconforto per la piega che sta prendendo. Il lettore, per quanto mi concerne, gira l'ultima pagina con la sensazione di avere imparato poco o non abbastanza e che, per molte pagine, la retorica ha sostituito il racconto. Peccato.

Scheda del libro

Titolo: Mai avere paura: Vita di un legionario non pentito
Autori Danilo Pagliaro, Andrea Sceresini
Editore Chiarelettere
ISBN 8861908217, 9788861908215
Lunghezza: 224 pagine