29 agosto 2011

Test e recensione: reggisella e manubri in carbonio CTK Light.

Da un po’ di tempo volevo alleggerire un po’ la bici da cross country, partendo dalla componentistica più comune: manubrio e reggisella; al contempo volevo provare un manubrio diverso sulla bici da freeride;  chiaramente, la prima scelta è andata sulla fibra di carbonio anche se nutrivo qualche perplessità sull'effettiva robustezza in off road con sollecitazioni continue e gravose, specialmente per uso su discese tecniche con ostacoli di una certa importanza. In realtà, leggendo qualche articolo che spiega i dettagli delle fasi di produzione, lavorazione e stampo, devo dire che molti dei miei preconcetti erano infondati.

Sul mercato si trova un numero di brand consolidati nel segmento della componentistica in carbonio; per varie ragioni – peso  qualità dei materiali, estetica e prezzo – mi sono orientato su CTK LIGHT, azienda taiwanese che produce quasi esclusivamente prodotti OEM, da poco sul mercato un proprio marchio.

Ho quindi deciso di montare sulle mie bici alcuni componenti in carbonio (manubri e reggisella più altre parti), e di condividere le mie impressioni d'uso.

Reggisella in carbonio CTK Light SP02

CTK LIGHT SP02 è un reggisella in carbonio 3K con un design pulito e lineare. La qualità dei materiali utilizzati è molto alta, le finiture sono realizzate con precisione, senza alcuna imperfezione o sbavatura.

CTK Light SP02, reggisella in full carbon 3K

Il tubo ha una finitura lucida e presenta sulla parte posteriore una scala graduata millimetrica, comoda per una regolazione precisa dell'altezza della sella; l'altezza minima di inserimento nel piantone è a 9 cm dal basso, indicata da una tacca.

La scala graduata sul retro del tubo per regolare l'altezza con precisione.


Il tubo è in linea cioè non è arretrato. La testa del reggisella, con una base realizzata in carbonio, è di tipo a doppia vite di regolazione; la viteria è in titanio.
Si tratta di un prodotto molto leggero, forse uno dei più leggeri disponibili sul mercato: nella misura che ho scelto, 350x30,9 mm, il peso dichiarato e verificato è di 185 grammi, mentre la mia bilancia digitale ha segnato una misura ancora inferiore di qualche grammo. Al di là di questi numeri, la differenza con un componente simile in alluminio è davvero notevole: il reggisella montato di serie sulla mia bici pesa 350 grammi, con un risparmio di circa 170 grammi.

Montaggio e regolazione.

Particolare della bellissima testa: carbonio, titanio, acciaio anodizzato.

Come in altri reggisella a doppia vite di regolazione, la fase di montaggio della sella richiede un minimo di pazienza e di precisione per allineare correttamente i binari nei supporti metallici superiori ma offre, in compenso, una precisione di allineamento ed inclinazione che i supporti a vite singola non possono dare. Una volta fissata la sella, occorre procedere con la regolazione dell'inclinazione; si può fare ad occhio ma personalmente utilizzo il metodo della livella a bolla.
  

La finitura del reggisella CTK è particolarmente lucida e quindi potenzialmente soggetta a graffi: per questo raccomando di carteggiare l'interno del piantone con un pezzo di carta a vetro a grana fine (200 o 400) in modo da essere sicuri di aver eliminato sbavature e residui di lavorazione che potrebbero graffiare il tubo.

La sella montata

Ciò fatto, lo si inserisce all'altezza preferita, si posiziona la bicicletta in piano, si appoggia una livella a bolla sulla sella e quindi si agisce sulle due viti di regolazione con una chiave a brugola fino ad ottenere l'inclinazione desiderata: serrando la vite anteriore si inclina la sella in avanti, serrando la posteriore, la si inclina indietro. Infine, si verifica che entrambe le viti siano serrate con la coppia corretta; se si dispone di una chiave dinamometrica, il valore raccomandato espresso in Nm è chiaramente indicato sul tubo.
I materiali utilizzati per la testa (carbonio per la base, titanio per le viti, acciaio anodizzato per i supporti superiori) sembrano assicurare da subito un fissaggio molto efficace e stabile; tuttavia, trattandosi di una parte sollecitata da molti fattori (peso e massa del biker, fondo stradale ecc.) è opportuno verificare il serraggio delle viti dopo le prime uscite.

Impressioni d’uso. 

Un elemento apprezzabile è la scala graduata, molto utile per variare frequentemente l'altezza della sella, alzandola e abbassandola a misure intermedie a seconda della pendenza e delle caratteristiche del fondo.
In sella ad una bici front suspended viene fuori la qualità della fibra di carbonio, ovvero una capacità di assorbire (quindi smorzare) vibrazioni maggiore rispetto all'alluminio e all'acciaio. Il comfort è eccellente, la differenza con un tubo in alluminio è notevole, e si accompagna ad una costante di rigidità e sicurezza: sembra quasi di essere passato ad un diametro superiore. È ovvio che un reggisella non possa sostituire un carro ammortizzato o una copertura di sezione maggiore, ma sicuramente la capacità della fibra di carbonio di smorzare una buona parte delle sollecitazioni dello sterrato ha aumentato il comfort delle mie escursioni in maniera avvertibile.
Infine, parliamo di soldi: questo reggisella ha un prezzo molto interessante (circa 63€ on line) sia per la qualità offerta (lo ripeto, molto alta) che in rapporto a prodotti di brand più noti; anzi, è nella fascia di prezzo di alcuni reggisella in alluminio. Ad esempio, il Thomson Elite costa circa 70 €, è in alluminio e pesa un centinaio di grammi in più, mentre per un reggisella in carbonio Crank Brothers occorre sborsare più di 200 €.
Conclusioni.
Non potrei essere più soddisfatto: ho perso peso, ne ho guadagnato in comodità ed estetica, il tutto con un budget ragionevole.


Manubri full carbon CTK Light

Dopo il reggisella, della CTK Light ho deciso di adottare anche due manubri in fibra di carbonio, uno per uso  XC da montare sulla front e uno più largo, che è indicato per bici da 29 pollici ma che, grazie alle dimensioni generose, ho montato sulla bici da freeride per un utilizzo, quindi, molto più discesistico che pedalato (la fibra di carbonio si usa già in DH, quindi sono andato tranquillo).

La piega flat da 600 mm

La piega low rizer da 710 mm

Le due pieghe manubrio, entrambe con attacco oversize da 31,8 mm, sono realizzate in fibra di carbonio unidirezionale con una bella finitura lucida. Quello che colpisce da subito è il peso, veramente contenuto rispetto ai componenti in alluminio: 138 grammi il manubrio da 600 mm, 155 grammi il modello da 710 mm. Uno se ne accorge tenendoli tra le mani prima ancora che posandoli sul piatto della bilancia elettronica.

   
Particolare della piega da 710 mm. Si noti la scala per il centramento.


La linea è sobria ed essenziale, non ci sono le grafiche un po’ “tamarre” della componentistica più freeride. La cura costruttiva è altissima: non ho rilevato alcuna imprecisione nei bordi né nelle serigrafie. Al centro sono riportati una scala graduata di riferimento (con indici orizzontali e verticali) e i valori di serraggio espressi in Nm per un corretto montaggio (allineamento, centramento, serraggio) sull'attacco manubrio.

Montaggio.

La scala graduata al centro della piega facilita il compito di un montaggio preciso e centrato rispetto all'attacco: sto utilizzando attacchi oversize con elemento frontale aperto che consente di allineare con facilità il manubrio. Possibile, meglio affidarsi ad una chiave dinamometrica.

Sì, anche su una doppia piastra!


La bella finitura lucida UD.

Il montaggio dei comandi e delle manopole non presenta alcuna difficoltà ma richiede qualche attenzione per preservare la finitura lucida: ad esempio, lo scorrimento di comandi Shimano e Sram con collarino fisso potrebbe fare qualche graffio. Il serraggio dei collarini, lo dico subito, qualche piccolo segnetto è destinato a farlo in quanto la finitura lucida è abbastanza delicata. Nel montare le manopole di tipo lock on (ad esempio le Specialized), non sono riuscito a inserire i tappi originali (a dire il vero già molto provati da cadute) alle estremità: penso che la causa sia dello spessore del foglio di carbonio, inferiore anche se di poco a quello del tubo di alluminio; per evitare di lasciare scoperte le estremità della piega (con possibili danni in caso di caduta), in mancanza di terminali un po' più grandi, ho optato per una soluzione artigianale esteticamente discutibile ma abbastanza efficace: due pezzi di un tappo da bottiglia in silicone. Con questo ho completato, in tempi davvero rapidi, il montaggio delle due pieghe.

Impressioni d'uso.

Cominciamo con la piega da 710 mm (low rizer, 20 mm, angolo di 7°). Una volta montata trasmette una sensazione di solidità, stabilità e sicurezza inaspettate per il suo peso: e invece è bella rigida e salda sul cannotto della forcella. Anche se ormai sono molto diffusi manubri larghi oltre 75 cm, il CTK ha le dimensioni giuste per telai da 29”, bici da all mountain, enduro e da freeride. In pedalata, sia da seduti che in piedi, è stabile e confortevole, ma il meglio di sé lo ha dato in discesa, con un mix di rigidità (sorprendente per la sua leggerezza) e di capacità di smorzare le vibrazioni.

Dopo averlo testato a lungo nei bike park di Crans-Montana e Sauze d’Oulx, tra radici, pietre, rocce e altri ostacoli affrontati a velocità quanto meno allegra, posso dire che si tratta di un componente molto robusto e confortevole, con cui ci si sente a proprio agio nell'impostare traiettorie e curve, nelle staccate più aggressive e nel passare senza troppi riguardi sopra gli ostacoli, come nel video registrato in soggettiva. Anche la finitura lucida, che a prima vista pareva delicata, ha dimostrato di essere sufficientemente resistente a pietrisco, rami e operazioni di carico e scarico dalla cabinovia.

Il video qui sotto è stato registrato scendendo un sentiero abbastanza vario: passaggi tecnici, single track veloce, qualche ostacolo naturale. Il feeling è stato sempre molto buono, di solidità e comfort.



La piega da 600 mm (flat) è il tipico manubrio per uso cross country / marathon e lo consiglio senz'altro a chi sta allestendo una bici leggera (anche ad uso agonistico) e a chi sta sottoponendo il proprio mezzo ad una cura dimagrante. Anche in questa misura, offre subito una rigidità sorprendente che si associa ad un elevato comfort, cosa che fa piacere quando si usa una front, tendenzialmente rigida e con pochi centimetri di escursione, durante gite lunghe che sollecitano le braccia e affaticano il collo. Montaggio, regolazione (con riferimento della scala graduata) e disposizione dei comandi non presentano alcuna difficoltà. Le manopole si posizionano saldamente senza scivolare. Durante la pedalata da seduti garantisce sempre un buon comfort; in piedi non manifesta il minimo cedimento né in trazione né in compressione.



Non dimentico, poi, la questione del vil denaro: questi manubri in carbonio costano on line di 73 e 78 euro, ovvero sono nella fascia di prezzo di alcuni manubri in alluminio e sono più convenienti della maggior parte dei prodotti in carbonio che ho trovato nei negozi on line.


22 agosto 2011

LA TRACCIA -- Freeride in Crans Montana (Switzerland).

Eccomi rientrato e di nuovo attivo sul blog dopo qualche tempo di assenza. Inizio subito con un video girato tra i prati e i boschi di Crans Montana, un po' fuori dalle tracce del bike park, e montato in quattro e quattr'otto. In primo piano il mio nuovo manubrio in carbonio, segue recensione dettagliata :-)


13 luglio 2011

L'Italia, vista da fuori. Allo sfascio.

Eccezionale e condivisibile (in gran parte) articolo pubblicato da Business Insider corredato di diagrammi, dati e grafici sulla situazione economica e culturale italiana, vista attraverso gli occhi degli osservatori USA.
Nel mirino ci sono disoccupazione giovanile, mercato del lavoro, errori della classe politica, corruzione, evasione fiscale, ed un'amara conclusione
Any way you slice it, Italy's economy is a wreck.
italy kills the worldAny way you slice it, Italy's economy is a wreck.

04 luglio 2011

Sentiero forestale Fubina (Viù) MTB Freeride

Fubina - Cialmetta - Fubina (sentiero 135A).

Dislivello totale: 824 m

Sviluppo: 19,1 km

Ecco un percorso all mountain un po' diverso dal solito, che non mi sentirei di consigliare a chi soffre di vertigini. Si tratta di un sentiero forestale costruito nella valle di Viù negli anni 30.

Da Fubina (729 m slm), frazione a poca distanza da Viù, si parcheggia l'auto e si inizia a pedalare; si procede in direzione Viù, Polprosa, Asciutti fino ad arrivare al colle della Dieta, percorrendo 12,1 km su una strada asfaltata di recente, fino a quota 1456 m.

Ci sono due fonti di acqua potabile durante la salita: la prima è un lavatoio sul lato destro della strada.

In cima al colle, in prossimità di un cartello di confine comunale Viù/Mezzenile, inizia un sentiero boschivo, caratterizzato da alcuni saliscendi e da un fondo smosso, che porta al colle della Chialmetta o Cialmetta, con la chiesetta dedicata a San Michele.


Da qui si può imboccare il sentiero 135A (contraddistinto da segnale rosso) che porta a Fubina. Si tratta di un sentiero forestale con fondo roccioso costituito da lastre di pietra intervallate da pietre disposte di taglio. Nella prima parte, si incontra una salita (3 tornanti) a gradoni che costringe al portage, con una perdita di 45 m di dislivello.

Quasi tutto il percorso è esposto sul versante della montagna e privo di protezioni mentre il sentiero ha frequenti restringimenti, per cui occorre procedere con prudenza. La vista sulle valli di Lanzo comunque ripaga della fatica.  Il sentiero è sempre segnato, e il bivio per Calcante è segnalato.




La discesa è lunga circa 7 km, presenta alcuni passaggi tecnici un po' impegnativi (ad esempio tornanti stretti e ostacoli non sempre bene in vista, come le pietre di taglio sopra descritte. Alcuni tratti hanno un fondo pietroso smosso che richiede particolare attenzione.


L'ultimo tratto del sentiero, coperto in alcuni punti da vegetazione (felci ed erba), è maggiormente riparato e quindi più sicuro: è un singletrack divertente che sbuca tra alcune case sparse sopra Fubina e quindi sulla strada provinciale 32.


Riferimento: IGC n.2 Valli di Lanzo e Moncenisio.

Qui  http://www.mtb-forum.it/community/forum/attachment.php?attachmentid=126463&d=1309779944 la traccia .gpx per GPS portatili.



30 giugno 2011

MySpace affonda (e Timberlake se lo compra?)

Su questo blog si è scritto più volte della parabola di MySpace: da social network di successo, valutato cifre pazzesche, a fanalino di coda del web sotto i colpi di Facebook e per colpa di una interaction design fallimentara, quindi sempre più disabitato di utenti (e impiegati, con licenziamenti in massa dalla sede di Los Angeles) fino al declino totale e alla svalutazione: quasi un ventesimo del valore pagato da Murdoch qualche anno fa, come la chart di Business Insider dimostra.

Ma niente paura, arriva il nuovo investitore: e chi meglio di Justin Timberlake, tra i più sopravvalutati e insulsi fenomeni pop degli ultimi anni, potrebbe investire in uno dei più sopravvalutati social network degli ultimi anni?

09 giugno 2011

Nuova funzione: diventa lettore fisso del mio blog.

Ho appena aggiunto un gadget Google al mio blog. Si trova nella barra a destra, è il pulsante Segui. Se volete diventare lettori fissi del mio blog ed essere aggiornati sui nuovi articoli, premetelo con fiducia ;-)


Apparirà una schermata in cui potrete autenticarvi utilizzando diversi account: Google, Twitter, OpenID, oppure crearne uno nuovo in pochi secondi.


Ad esempio, potete usare l'account Google, confermare e diventare un lettore fisso, privatamente o pubblicamente: in questo caso il vostro profilo apparirà come una foto tra i lettori fissi (al momento ce n'è uno solo che fa un po' "forever alone")


Come si suol dire, vi aspetto numerosi!

Google commemora Les Paul.

Con un doodle memorabile: una chitarra stilizzata le cui corde suonano se toccate con mouse o tastiera (realizzato in HTML5 e non in Flash).
Cliccando sul doodle, ovviamente, una ricerca sul mitico chitarrista e inventore della chitarra che ha fatto il rock.



08 giugno 2011

::senzainnocenza:: sul tuo smartphone!

Novità per il tuo smartphone!
Da oggi puoi seguire il mio blog e leggere i post anche sul tuo smartphone o cellulare connesso ad Internet:
collegandoti al sito http://gpiersantelli.blogspot.com/?m=1 potrai accedere ad una versione "light" del mio blog ::senzainnocenza::, veloce da caricare e agevole da leggere. Aggiungi l'indirizzo ai tuoi preferiti anche sul tuo smartphone per leggere i post in mobilità!



06 giugno 2011

Giacomo Pacini, Le organizzazioni paramilitari nell'Italia Repubblicana (1945-1991).

Desideravo da tempo approfondire la conoscenza sulla genesi e sulla organizzazione delle strutture paramilitari sorte nell'Italia repubblicana, in genere in funzione anticomunista. Il volume di Pacini, edito da Prospettiva nel 2008, è un progetto ambizioso e davvero ben documentato che però non raggiunge completamente l'obiettivo prefisso né soddisfa le mie aspettative di lettore.
Il pregio di questo libro è senz'altro la vastissima ed organica ricerca documentale che va ben oltre i testi consueti reperibili nelle bibliografie dei saggi in tema di Gladio e strutture Stay behind affini. La quantità di fonti consultate e verificate con impeccabile metodo scientifico è uno sforzo encomiabile e dubito esistano trattazioni così dettagliate sulle formazioni di origine partigiana che presero vita nel dopoguerra per contrastare l'influenza e il pericolo del regime comunista jugoslavo ai nostri confini orientali.
Tuttavia, il testo ha due principali difetti o mancanze. La prima, più grave, è una incompiutezza, per così dire, sulle vicende più recenti relative a Gladio: se, da un lato, le informazioni sulla nascita di questa struttura sono moltissime e davvero dettagliate, dall'altro ho trovato poco approfondita l'analisi della sua evoluzione, della sua organizzazione, dei rapporti con la politica interna ed estera, delle effettive attività svolte durante la Guerra Fredda. Mi aspettavo rivelazioni o conferme sulla vita e sulla condotta dei suoi membri effettivi, o per lo meno sulle attività di reclutamento, addestramento e preparazione in caso di crisi internazionale.
Il secondo aspetto che ho trovato, alla lunga, un po' ostico è l'eccessiva prudenza delle affermazioni: ogni frase, ragionamento, ricostruzione è corredata da una serie di periodi ipotetici, verbi al condizionale, avverbi dubitativi, quasi l'autore volesse sempre mettere le mani avanti su quanto affermato. Lo reputo un atteggiamento scientificamente corretto ma praticamente discutibile poiché la lettura risulta eccessivamente faticosa e l'autore titubante e poco sicuro delle proprie (documentatissime, verificatissime) tesi.
Le organizzazioni paramilitari ha un po' deluso le mie aspettative (almeno quelle nate dalla lettura della sinossi in quarta di copertina) sulle attività sotto copertura delle organizzazioni Stay behind in Italia, e sulla effettiva influenza esercitata sui delicati equilibri degli anni 50, 60 e 70; è invero un testo eccellente per comprendere il contesto storico e geopolitico della genesi di tali organizzazioni.


Scheda
Giacomo Pacini
Le organizzazioni paramilitari nell'Italia Repubblicana (1945-1991)
ISBN: 978-88-7418-532-0
Pagine 219
Euro 12,00
Prospettiva Editrice ed. 2008
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